non siamo soli!

Aeroporto di Vienna, una buona notizia !

Nei mesi scorsi siamo stati sommersi dal dibattito, per altro non ancora concluso, sulla costruzione del nuovo stadio della Roma. Sembra quasi che in Italia non si possa fare a meno di concedere l’uso di terreni se non per mere speculazioni a fini commerciali. È così anche nelle altre nazioni? Forse no! Notiamo che decisioni di sviluppo territoriale vanno sempre più in difesa del bene comune suolo.

L’Austria ha bloccato la creazione della terza pista dell’aeroporto di Vienna. Il provvedimento viene a seguito della decisione dei giudici che lo hanno motivato per l’impatto negativo sul clima e per la distruzione di superfici agricole. Il 9 febbraio 2017 il tribunale amministrativo federale di Vienna ha infatti deliberato che “l’interesse pubblico legato alla protezione contro l’effetto negativo del cambiamento climatico, dovuto in particolare alle emissioni di CO², è superiore agli interessi pubblici positivi attesi dalla realizzazione del progetto“. Dal rapporto degli esperti richiesto dai giudici, emerge una valutazione d’aumento del 2% delle emissioni dei gas a effetto serra. Inoltre i magistrati sottolineano le preoccupazioni per la perdita di superfici coltivabili: “La preservazione delle ricche terre arabili per l’alimentazione delle generazioni future è ugualmente una urgenza che si impone”.  Il progetto della terza pista prevede in effetti l’occupazione di 760 ha di terreni agricoli.

A quanto pare questa decisione del tribunale di Vienna è una prima mondiale. Finora tutti i ricorsi di questo genere sono stati sistematicamente rifiutati.

La sorpresa dei proponenti il progetto è stata totale “Gli aerei non voleranno di meno, atterreranno altrove” e “Non lasceremo i nostri posti di lavoro partire a Bratislava o Monaco”. Essi faranno ricorso alla più alta giurisdizione amministrativa e se necessario alla Corte Costituzionale austriaca. Tutto questo naturalmente in una logica nazionalistica che non tiene conto della realtà che Bratislava e Monaco sono pur sempre Europa e che posti di lavoro se non si creeranno nell’aviazione ma resteranno nel settore agricolo e turistico.

E i giudici italiani? Sapranno prendere simili decisioni coraggiose e innovative che antepongono la salute e l’ambiente al tornaconto economico e finanziario?

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