Filippo Dattola ha lavorato per 10 anni nell’informatica a Bologna e circa 8 anni fa è atterrato a Bruxelles dove è nata la sua connessione con il suolo, appassionandosi all’agricoltura urbana e cercando una risposta alla domanda: “Ma si può vivere di agricoltura su piccoli spazi? “.
Dopo qualche ricerca, si è reso conto che l’unico modo per rispondere a quella domanda era di creare dei progetti, degli esempi che potessero “parlare” meglio di mille parole. Bisognava passare all’azione, essendo l’esempio uno dei più grandi motori del cambiamento. Così, nel 2012, grazie ad una associazione, nasce il suo primo progetto: un grande orto biologico sul tetto della biblioteca nazionale belga, a 50 metri da terra, in pieno centro di Bruxelles (vedi foto).
La produzione non si è fatta attendere: 500 kg di verdure in 500 sacchi di terra profondi solo 30 cm, con tanto di lombrichi. Dopo solo 2 anni di attività, è stato possibile rinunciare ai sussidi pubblici che spettavano al progetto e si è potuto retribuire i volontari col ricavato delle vendite dirette sul posto. La dimostrazione che un suolo può essere generoso anche in quelle condizioni “precarie” e che dove c’è terra, c’è vita!
In seguito, Filippo “scende” dai tetti per tornare più terra terra. Lancia così un secondo progetto, questa volta in “piano”, ma sempre dentro la città: un vivaio di piante biologiche di quartiere. In un fazzoletto di terra (solo qualche centinaio di metri quadri) abbandonata da anni è nata un’attività capace di generare un salario. Ottiene così la risposta alla sua domanda: «Vivere del suolo» è possibile, basta creatività e un pizzico di audacia.
Con queste esperienze, un informatico che per anni aveva usato algoritmi e programmi virtuali, ha avuto risposta positiva alla sua domanda. Ha ritenuto allora che fosse arrivato il tempo di partire, lasciare il Belgio e ritornare nel proprio paese… per andare a fare l’agricoltore in campagna: un vero e proprio esodo inverso, dall’estero all’Italia, dalla città alla campagna.
Perché in campagna? Perché questo ritorno alla terra? In Italia poi!
La risposta di Filippo è chiara: semplicemente per amare, proteggere e rendere fertile una porzione di terra, fuori dalle logiche effimere della città. In Italia, perché nel fondo del cuore degli espatriati resta sempre la terra di origine…
Filippo è salito sui tetti per poi scendere a terra e andare ancora più giù, fino in Italia, per capire che l’umiltà che cerca la può trovare solo tornando alla terra. UMILTÀ è in effetti la parola giusta, dal latino HUMILITAS, che vuol dire «poco elevato da terra», che deriva a sua volta da HUMUS che significa “fertile”… che finalmente significa “Il suolo è vita!”.
Filippo Dattola (intervento all’evento sul suolo il 5/12/2017 – Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles)