Oggi, quando pensiamo alla parola contadino, pensiamo spesso all’agricoltura di sussistenza e ad una persona china sulla terra a spaccarsi la schiena. Invece questa parola ha un valore semantico molto forte. Se la traduciamo dalla sua versione francese “paysan” ha a che fare con paesaggio cioè con paese e non c’è paese né un paesaggio senza un contadino. Dunque non possiamo esimerci dal considerarne il valore sociale e culturale, oltre a quello economico di produzione.
In tema di suolo e di territori, il contadino ha bisogno di rigenerare le proprie risorse naturali, non può solo sfruttarle, pena una loro perdita. Per questo esistono associazioni che si preoccupano della difesa dei territori e si fanno un’infinità di lotte in tutta Europa per salvaguardarli. Possono essere lotte per la difesa e il mantenimento di terreni agricoli, o per il loro cambio d’uso, contro la cementificazione, la deforestazione o l’uso di inquinanti … e la lista è senza fine.
Merita qui evocare la lotta di una piccola comunità montana dell’interno della Romania: Roşia Montană. Si tratta di uno dei posti più poveri in Europa, che ha la fortuna (o la sfortuna) di avere giacimenti d’oro sotto la superficie del suo suolo. Quindici anni fa ha inizio una di quelle storie tipo Davide contro Golia: una multinazionale canadese decide di creare la più grande miniera d’oro in Europa. A quel punto la Comunità locale si pone la questione del modello di sviluppo che voleva. Ovviamente sarebbe stato facile dire “sì” motivando l’equazione oro = lavoro = innalzamento del PIL = innalzamento del livello economico … Ma le comunità locali hanno preferito considerare anche altri aspetti: deforestazione, distruzione del paesaggio, l’impatto di prodotti come il cianuro che avvelena i suoli e le acque … Inoltre il modello proposto con lo sfruttamento dell’oro prometteva di trasformare gli abitanti in lavoratori di miniera, ma ciò non corrispondeva a un modello da loro desiderato. Allora la Comunità si organizza contro lo sfruttamento del sottosuolo. Si mobilitano gli abitanti locali creando una prima massa critica che poi si amplia costruendo un movimento di solidarietà che va ben oltre le frontiere di questo bellissimo mondo rurale e che si muove per tutta la Romania e poi per tutta l’Europa.
Sono passati 15 anni dall’inizio di questa lotta. Il risultato è che il progetto non è stato realizzato, nonostante tutti i governi centrali della Romania via via succedutisi abbiano cercato di attuarlo anche con specifiche leggi. Si è giunti invece al punto di discutere se questo luogo possa oggi divenire patrimonio dell’Unesco.
Da questa storia, come nelle favole, si può derivare una morale: il “suolo” è fondamentale per vincere o comunque battersi – nonostante il “nemico sia un gigante” – a patto di avere delle comunità locali critiche e coscienti dell’assoluta necessità di mantenere e rigenerare le risorse naturali. Senza tale coscienza di base, senza cioè il valore fondamentale di suolo sociale, sarebbe impossibile avviare ed affrontare qualsiasi battaglia, dove molti altri fattori giocano ruoli decisamente importanti.
Dall’intervento di Ivan Mammana all’evento sul suolo del 5/12/2017 all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles)
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