Ci interessiamo oggi del World Economic Forum Annual Meeting che si è tenuto dal 23 al 26 gennaio scorso. Come mai e perchè poi nella sezione riguardante la “dimensione europea“?
Generalmente le analisi che riguardano l’ambiente, quando presentate da ricercatori o accademici, sono di rado prese in considerazione dal mondo politico. Ora abbiamo invece un documento che indica come mondo politico ed economico percepiscono per il 2018 i maggiori pericoli per il pianeta. Ci riferiamo al rapporto The Global Risks – Report 2018 arrivato alla sua 13ma edizione.
Chi da anni si occupa di ambiente e di suolo non vi troverà niente di nuovo, però potrà “confortarsi”, perché il pericolo per la distruzione dell’ambiente non è più percepito solo dagli addetti ai lavori o dai “fanatici” ambientalisti. Il rapporto illustra che, a livello globale si deve affrontare un numero crescente di sfide sistemiche derivanti dalla percezione di specifici pericoli. Quali? Al primo posto, in termini di impatto, troviamo le Armi di distruzione di massa, ma poi abbiamo: Eventi meteorologici estremi; Disastri naturali; Fallimento della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici; Crisi idriche; Attacchi informatici; Crisi alimentari; Perdita di biodiversità e collasso dell’ecosistema; Migrazione involontaria su larga scala; Diffusione di malattie infettive. In termini di probabilità la situazione è anche più chiara: al primo posto vi sono gli Eventi meteorologici estremi, seguiti dai Disastri naturali; al quarto il Fallimento della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici, al quinto la Migrazione involontaria su larga scala e infine al sesto i Disastri ambientali causati dall’uomo.
In altre parole, a parte i cyber attacchi e per alcuni versi la migrazione involontaria, le preoccupazioni maggiori sono legate direttamente o indirettamente ai problemi ambientali. Il rapporto non nasconde quindi che il mondo è sull’orlo di una rottura dei sistemi sia naturali che economici. Va inoltre tenuto presente che le percezioni dei rischi ambientali sono aumentate rispetto ai rapporti precedenti. Dieci anni fa nessun problema ambientale era percepito, poi a parte il 2011, solo dal 2016 si è cominciato ad evidenziare alcune tematiche che via via hanno portato ad oggi, dove la quasi totalità delle percezioni dei rischi è occupata dalle questioni legate all’ambiente.
E il suolo? Nel rapporto il suolo è indicato tra le più urgenti sfide ambientali in particolare per la paura dovuta al loro inquinamento. Contemporaneamente si sottolinea l’interconnessione che esiste tra i rischi ambientali non solo tra loro, ma anche con altre categorie come ad esempio la migrazione involontaria. In sintesi sono gli ecosistemi a rischio distruzione.
Se questo rapporto è un documento per politici e mondo economico, chi nel mondo ha la maggiore visibilità politica ed economica per la protezione dell’ambiente? L’Unione Europea!
Verrebbe quasi da dire “malgrado lei“, dato che ancora ha o richiede leggi per la salvaguardia di aria, acqua, biodiversità, ma con sempre minore “convinzione”. Nella legislazione europea – come sappiamo – manca il suolo, ma l’UE non può esimersi dagli obiettivi di sviluppo sostenibile che prevedono un mondo avente zero perdita di suolo fertile entro il 2030.
Il rapporto infine raccomanda un dialogo tra le molteplici parti interessate, considerando che solo da un franco dibattito si possano trovare i modi per risolvere i crescenti trends negativi. Occorrono valori condivisi e concordati in un contesto politicamente sostenibile con chiare assunzioni di responsabilità. Ed è proprio quello che come Forum SIP ci proponiamo di fare almeno per il livello europeo. Speriamo solo che il Word Economic Forum permetta di concretizzare il proverbio “Chi comincia ad aver buon tempo, l’ha per tutta la vita“.