Come illustrato in precedenti articoli, la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea (DG Ambiente) agisce in base a programmi pluriennali che vengono approvati dall’Unione Europea. L’attuale, il 7° Programma d’azione per l’ambiente (2014-2020), dettaglia gli obiettivi che l’Unione Europea e gli Stati Membri devono conseguire entro il 2020.
È interessante percorrere la relazione della valutazione del Programma d’azione formulato dall’ENVI (la Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento Europeo). Basandosi su vari rapporti effettuati dalle istituzioni europee (DG Ambiente, Corte dei Conti, Agenzia Europea dell’Ambiente, …), la relazione traccia la situazione per i singoli obiettivi del programma e formula raccomandazioni per una migliore attuazione dei futuri programmi d’azione. Ufficialmente approvata a fine febbraio, quasi all’unanimità con 1 solo voto contrario e 3 astenuti, la relazione dell’ENVI contiene la proposta di risoluzione del Parlamento Europeo.
Non vogliamo entrare nei dettagli della relazione che evidenzia un impatto modesto sulle politiche ambientali nazionali ed europee del 7° Programma (PAA), anche se gli riconosce di avere obiettivi concreti per l’Unione Europea e i suoi Stati Membri. Ci interessa qui sottolineare un passo che il relatore dell’ENVI ha ben voluto evidenziare nelle sue raccomandazioni finali:
“Tuttavia, esistono diversi ambiti fondamentali in cui l’attuazione carente del PAA contribuisce al degrado ambientale e pone minacce dirette per la salute dei cittadini. Tali ambiti includono: l’utilizzo del suolo e la pesca non sostenibili, la perdita di biodiversità, la qualità dell’aria, il rumore ambientale, la gestione dei rifiuti e l’esposizione alle sostanze chimiche. È necessario porre rimedio con urgenza alla mancata attuazione della legislazione o alla mancata definizione di politiche adeguate in detti ambiti.”
Poche e chiare parole che non hanno bisogno di commenti.