istituzioni europee

Realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile (SDGs)

“Guardarsi allo specchio” è un modo di dire che riassume la necessità di verificare chi siamo e cosa vogliamo. Facciamoci allora coraggio e leggiamo lo studio “Europe’s approach to implementing the Sustainable Development Goals: good practices and the way forward” (L’approccio dell’Europa all’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile: buone pratiche e prospettive future). Si tratta di oltre 160 pagine in cui si analizza per ogni Stato membro dell’Unione Europea (UE) la realizzazione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).

Lo studio è stato fatto su richiesta del Parlamento Europeo ed è lo “specchio” con cui ci si può e ci si deve confrontare. L’immagine dell’UE emerge dal confronto dei dati provenienti dai 28 Stati e offre una visione delle attività e delle politiche di sviluppo a livello UE.

La fotografia che affiora fortunatamente, anche se non rassicurante, non è impietosa per l’UE. Rimaniamo l’area geografica del mondo con le legislazioni più avanzate e l’attenzione più alta per la salvaguardia dell’ambiente e della salute.  Inoltre tutti gli Stati membri dell’UE stanno progressivamente operando adattamenti per prendere in considerazione i SDGs.

Le carenze maggiori indicate per le politiche europee riguardano in particolare il non avere sviluppato strategie di coordinamento per facilitare l’applicazione degli SDGs nei singoli Stati.

In effetti, la Commissione Juncker, sin dal suo insediamento, ha bloccato le iniziative riguardanti l’ambiente nell’UE, impedendo di fatto qualsiasi avanzamento nelle politiche ambientali europee. Non è quindi un caso se ora gli studenti europei stanno manifestando ormai da settimane (Svezia, Belgio, Olanda, Francia, Germania, …) chiedendo “fatti e non parole” e se cicliche manifestazioni con migliaia di partecipanti a favore della lotta al cambiamento climatico si ripetono nei singoli Stati membri. Forse è grazie a questa presa di coscienza e a questo “grido” che proviene dalle strade e dalle piazze che si chiedono interventi più drastici che portino ad una reale modifica del modello attuale di società che è devastante per l’ambiente e nega il futuro alle prossime generazioni.

Il rapporto fa un appello alla presa di responsabilità europea chiedendo di: preparare una strategia globale post 2020 per la realizzazione dei SDGs; integrare i SDGs nella valutazione (semestre europeo) dei processi economici e budgettari; armonizzare una catena decisionale multi-livello completa e collaborativa che coinvolga le autorità europee, nazionali, regionali e locali.

Il tempo stringe e le prossime elezioni europee devono poter porre al centro del dibattito l’obiettivo di raggiungere un futuro sostenibile dell’Europa partendo dalla realizzazione degli SDGs. Contemporaneamente il prossimo Consiglio dei Capi di stato dell’UE a Sibiu (Romania), a maggio, deve potersi assumere la responsabilità di una visibilità politica mondiale a difesa dell’ambiente e far suo il rapporto congiunto del 4 marzo 2019 preparato dalle commissioni ENVI e di quella della Cooperazione allo Sviluppo del Parlamento Europeo (Report A8-0160/2019 del 4 marzo ’19).

A livello delle Nazioni Unite, il monitoraggio e la revisione dei progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) si svolgono ogni anno a luglio presso il Forum politico ad alto livello (HLPF) e ogni quattro anni a livello di capi di Stato e di governo; quest’ultimo si svolgerà per la prima volta il prossimo settembre. In tale occasione, l’UE dovrà presentare il rapporto sul raggiungimento dei SDGs.

I prossimi mesi allora saranno importanti anche per tutti noi tanto come individui quanto come associazioni. Non potremo dare per scontato che i nostri rappresentanti agiranno a difesa dell’ambiente e per la realizzazione degli SDGs. Sarà necessario di nuovo essere presenti e far sentire la propria voce per ottenere azioni concrete per il clima, la solidarietà e la pace.

 

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