Dalle parole ai fatti: martedì 2 luglio 2019, il Parlamento austriaco ha approvato il divieto totale del glifosato sul territorio nazionale, rendendo l’Austria il primo paese dell’Unione Europea (UE) a vietare il controverso erbicida in nome del “principio di precauzione”. Tutto ciò contrariamente al regolamento della licenza di utilizzazione nell’UE rinnovata dall’esecutivo europeo fino al 2022.
Classificato come “probabile cancerogeno” dal 2015 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il glifosato è stato usato con vari marchi da quando il brevetto detenuto dal gruppo statunitense Monsanto è diventato di dominio pubblico nel 2000. Tra i più famosi, Roundup prodotto dalla Monsanto appartiene ora al colosso chimico tedesco Bayer.
La Commissione europea, organo esecutivo dell’Unione, per dare il suo via libera al rinnovo si è “nascosta” dietro alle sue agenzie scientifiche, EFSA (sicurezza alimentare) ed ECHA (sostanze chimiche), che non hanno classificato la sostanza come cancerogena. Ma l’indipendenza di EFSA è stata poi messa in dubbio dalle rivelazioni dei giornali secondo cui il suo rapporto avrebbe incluso passaggi copiati / incollati da un giornale della Monsanto.
In Francia, il governo ha promesso che il glifosato sarebbe stato vietato “nei suoi usi principali” entro il 2021 e “per tutti gli usi” entro cinque anni. Il suo utilizzo è già limitato, vietato dall’inizio del 2019 per non professionisti e giardinieri dilettanti e vietato dal 2017 per spazi verdi pubblici. Anche altri paesi dell’UE hanno adottato divieti parziali di glifosato. Il suo utilizzo è limitato nella Repubblica Ceca dall’inizio del 2019. In Italia, è vietato dal 2016 nelle aree frequentate dalla popolazione. Nei Paesi Bassi è vietato utilizzarlo su marciapiedi e asfalto dal 2016.
Da quando Greta Thunberg e il movimento Fridays For Future denunciano e dimostrano che il “re è nudo” qualcosa si concretizza.
Per maggiori informazioni (in francese) http://bit.ly/35RKtcC