istituzioni europee

GNDE (Società Civile) ≠ GNE (Commissione Europea) – W la differenza: Piantiamo alberi gratuitamente

Un vecchio proverbio afferma “Accade in un’ora quel che non avviene in cent’anni“. Cosí, su un argomento non succede niente di importante e poi tutto d’un tratto su quella stessa tematica si assiste ad eventi concatenati che si susseguono a ritmo sostenuto.

È il caso del concetto del Green New Deal che ha subito un’accelerazione dal momento che è stato lanciato e che ha costretto il mondo politico e le singole persone a rendersi conto dei raggiunti e sorpassati limiti ambientali, grazie anche alle manifestazioni avvenute in tutto il mondo. Se non fosse per la crisi creata dal Coronavirus, il Green New Deal sarebbe probabilmente l’argomento principe di tutti i dibattiti mediatici e politici.

Come annunciato, offriamo qui uno spazio in cui illustrare le dinamiche relative al dibattito in corso senza dimenticare di fare esempi concreti di possibili opzioni e soluzioni.

Contiamo sui contributi dei lettori da inviare a suolo.europa@gmail.com.

GNDE – Società Civile  

Ci è stato richiesto di fornire maggiori informazioni su GNDE.

Il documento è di per sè esaustivo e parte da poche considerazioni basilari: a) si devono affrontare all’unisono le tre facce della crisi: quella economica, quella ambientale e quella di carenza democratica; b) vanno trovate soluzioni alle ineguaglianze e sperequazioni identificando soluzioni a favore dei più demuniti, deboli e poveri; c) si deve dare ascolto alle richieste e trovare soluzioni alle contraddizioni che la società civile e le giovani generazioni sono riuscite a far emergere.

Ciò premesso, l’agenda del GNDE si concentra su tre dinamiche: La prima è il Green Public Works: un programma di investimenti per dare il via all’equa transizione verde dell’Europa. La seconda è un’Unione ambientale dell’UE: un quadro normativo e giuridico per garantire una transizione rapida ed equa dell’economia europea, senza trasferire i costi del carbonio sulle comunità in prima linea. La terza e ultima è una Commissione per la giustizia ambientale: un organo indipendente per la ricerca e lo studio di nuovi standard di “giustizia ambientale” in Europa e tra le multinazionali che operano al di fuori dei suoi confini.

Ci fermiamo qui, ripromettendoci di ritornare con maggiori informazioni su tutte e tre le dinamiche sopra menzionate. Nel frattempo si susseguono le iniziative per informare, illustrare e comunicare i contenuti del GNDE, ma anche per richiederne l’attuazione.

Menzioniamo: il 5 marzo webinar su ‘Digital Technologies and the GNDE’; il 28 marzo mobilitazione in Lussemburgo per una giustizia fiscale.

GNE – Commissione Europea

Ogni anno dal 2013 un gruppo di economisti facenti parte dell’EuroMemo Group analizza le politiche dell’Unione europea. I loro rapporti sono particolarmente interessanti perché inducono a riflettere su necessarie modifiche di rotta.

È stata pubblicata a febbraio l’analisi per il 2020 che si è concentrata sulla Green Deal for Europe. Sottoscritta da 220 economisti, presenta una valutazione su: gli aspetti delle politiche macroeconomiche relative al cambiamento climatico, l’impatto su politiche legate all’urbanismo e all’agricoltura (vi trova l’approccio all’uso del suolo), il mercato del lavoro e le politiche sociali, le implicazioni dell’economia digitale e infine gli ostacoli legali alla transizione socio-ecologica.

Il documento, seppur breve, è esaustivo e particolarmente critico: “La trasformazione socio-ecologica nel medio termine, e il Green New Deal nel breve, richiedono larghi sforzi regolatori. Attualmente tuttavia, vediamo invece ampi regolamenti che lavoreranno per indebolire piuttosto che rafforzare questi sforzi.”

Ancora: “L’Unione Europea ha dato status giuridico al cosiddetto ‘principio di innovazione‘, che è destinato a minare il ‘principio di precauzione‘ dell’UE, un principio giuridico fondamentale per la transizione socio-ecologica.

L’intero documento è disponibile in EN, ma presto sarà disponibile in altre lingue compreso l’italiano.

Proposte di cambiamento del comportamento

Piantare alberi … nel proprio giardino! Non si tratta di una raccomandazione anodina, bensí di una scelta politica. Il Comune negozia con un vivaio l’acquisto di alberi (da frutta o da giardino) a costi bassi e concordati, li mette poi a disposizione gratuitamente dei cittadini che ne facciano richiesta e abbiano un giardino.

Chi li riceve si impegna a piantarli e a seguirne con cura la crescita, annaffiandoli e potandoli quando necessario. L’albero viene quindi controllato dal cittadino che ne diventa responsabile per l’intera comunità. Non importa se l’acquisizione non andrà a buon fine o se l’albero a un certo punto verrà tagliato. L’azione produce comunque un aumento della superficie arborea a costo minimo e con tutti i vantaggi dell’aumento del numero di piante all’interno di un tessuto urbano. Contemporaneamente il Comune riduce i costi della manutenzione del verde pubblico e migliora sia la ricchezza relazionale tra gli abitanti sia la qualità della vita di tutti. Anche nella zona rurale del comune viene applicato questo metodo: ai contadini che ne facciano richiesta vengono fornite le piante da mettere lungo strade, canali e viottoli vicini ai poderi rurali.

Si tratta quindi di un’esperienza proficua per tutti che è già realtà nel Polesine, per merito del progetto “Ridiamo un sorriso alla Pianura Padana“. Un Comune ha deciso di investire un euro per ogni suo abitante, negoziando col vivaio regionale il costo appunto di un euro ad albero.

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