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Proposte di cambiamento del comportamento:Obbligo di non distruggere gli alimenti

Il concetto di spreco alimentare va ben oltre le percezioni che si hanno comunemente e individualmente. Oltre a quello delle famiglie (stimato a 20% del totale), il fenomeno è molto più consistente per quanto riguarda negozi, industrie alimentari e supermercati. I quantitativi sono considerevoli: si stima che a livello mondiale un terzo della produzione alimentare viane sprecato, cioè circa 1,3 miliardi di tonnellate/anno. Legislazioni impongono di ritirare dagli scaffali prodotti considerati scaduti e ciò è valido anche per frutta e verdura. Ritiro, accumulo, trasporto e distruzione hanno costi altrettanto elevati.

I supermercati sono sempre più sensibili a questa problematica e accade che mettano gratuitamente a disposizione di associazioni e gruppi che ne fanno richiesta gli alimenti che sono costretti a scartare. Questo approccio merita di essere valorizzato e generalizzato, anzi va razionalizzato e reso obbligatorio non solo a supermercati, ma anche a ristoranti e industrie agroalimentari. Una specifica direttiva europea deve rendere questo obbligo effettivo e valido per tutti gli stati membri dell’Unione europea. È una semplice applicazione dell’economia della “ciambella” di cui abbiamo parlato nel precedente bollettino.

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