esperienze in Italia

Nel futuro mangeremo cemento?

Nell’ambito della settimana riservata a “Tecnologia è Umanità – Mutazioni per un futuro sostenibile”, pianificata dal Politecnico di Torino tra il 12 e 15 di novembre, è stato organizzato un interessante dibattito su “La tutela del suolo: conservazione e rinaturalizzazione”.

Luca Mercalli, Michele Munafò, Paolo Pileri sono stati invitati da Guido Montanari a rispondere alla domanda: Nel futuro mangeremo cemento?

La difficile domanda ha impegnato i quattro in un’analisi che affronta tutti gli aspetti legati al consumo di suolo.

Michele Munafò ha fornito i dati pubblicati nel rapporto ISPRA del 2020 da cui scaturisce un’immagine pietosa della situazione italiana: nell’ultimo anno sono stati persi altri circa 60 km2 di suolo, equivalenti a circa 2 m2 al secondo, cioè 16 ha al giorno.

Luca Mercalli ha definito la lotta per fermare il consumo del suolo una “inutile battaglia”, spiegando che in Italia sono stati invertiti i parametri: invece di salvaguardare il suolo come elemento fondamentale per la sopravvivenza delle generazioni future, vengono trascinati in tribunale gli amministratori locali che cercano di bloccare o limitare i danni dovuti alla cementificazione (es. Matilde Casa sindaco del Comune di Lauriano Po). “Inutile” perché malgrado la “grandiosa rovina” evidente agli occhi di tutti, il mondo politico/decisionale continua a non voler vedere il degrado che comporta la perdita dei molteplici servizi ecosistemici forniti dal suolo. Questa voluta cecità impedisce di cambiare le regole e le legislazioni esistenti che ancora permettono la cementificazione (centri commerciali, piste di go-kart, nuovi ospedali, …) e la perdita del capitale naturale non rinnovabile, cioè il suolo.

Paolo Pileri ha sottolineato il fallimento delle legislazioni regionali che, sotto un’aureola di protezione ecologica, permettono la continuazione dello spreco di suolo fertile. Inoltre, culturalmente si continua a considerare il suolo solo come “superficie” e non come “spessore” in cui agisce l’attività di macro e microrganismi fondamentali per tutti i servizi ecosistemici richiesti al suolo. Questa situazione è in particolare dovuta al “vuoto cosmico” dell’informazione sul suolo a livello mediatico e soprattutto culturale: molto raramente viene spiegato il ruolo del suolo per la vita. In questo quadro, i politici tendono a non prenderlo in considerazione, soprattutto ai livelli decisionali più bassi come i comuni. Quelli periferici a grandi città, per esempio, non esitano a mettere nei loro piani aree edificabili come se dovessero raddoppiare la popolazione in pochi anni, quando in Italia abbiamo una decrescita di abitanti. Perfino la Corte dei Conti raccomanda di limitare i piani urbanistici comunali perché troppo sovradimensionati.

Guido Montanari, infine, ha illustrato, che malgrado tutte le difficoltà, si può ancora intervenire e anche rapidamente, ad esempio detassando chi recupera aree dismesse e aumentando le tasse a chi usa suolo nuovo. Il “negativismo” degli interlocutori serve solo da stimolo per far cambiare la dimensione culturale e politica che tuttora pervade la comunità italiana. L’interessante dibattito è durato poco meno di una ora e se ne può vedere la registrazione integrale direttamente su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=NkPq512f_F0

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