Ringraziamo il lettore che ci ha segnalato l’errore nel nostro articolo su Alysson Paulinelli: abbiamo indicato che il Brasile ha una superficie 22 volte quella della Danimarca, mentre è 22 volte quella della Norvegia, come correttamente indicato dall’immagine. In effetti il rapporto tra la superficie del Brasile e quella della Danimarca è ben maggiore: 197 volte!
L’articolo ha anche attirato l’attenzione di alcuni lettori che non conoscevano Paulinelli e le sue alte qualità professionali ed umane.
Inoltre ci è stato segnalato che le savane (Cerrado) in Brasile sono preda dell’agroindustria che le trasforma in superfici da sfruttare con alto impiego di prodotti chimici e di meccanizzazione agricola. Accogliamo volentieri queste analisi e invitiamo a leggere l’articolo che le illustra:
“Can ‘Slow Food’ save Brazil’s fast-vanishing Cerrado savanna?” (“Riuscirà ‘Slow Food’ a salvare la savana brasiliana del Cerrado, in rapida estinzione?”) in cui viene menzionata la situazione di insostenibilità dell’agricoltura nel Cerrado e la lotta per il riconoscimento delle peculiarità di questi territori con la possibilità di coltivarle mantenendone la biodiversità e salvaguardandone la redditività per il piccolo produttore rurale. “Sfortunatamente, questo non può ancora sostituire la protezione totale del territorio. Nel 2019, la Campagna nazionale in difesa del Cerrado ha consegnato ai funzionari del governo una petizione con 570.000 firme a sostegno di una proposta di emendamento costituzionale che proteggerebbe il Cerrado come sito del patrimonio nazionale. Tale disegno di legge è stato presentato per la prima volta nel 2010 e da allora è stato oggetto di un intenso dibattito.”
Una delle caratteristiche dell’attuale società multimediale è la manipolazione dei mezzi di comunicazione per dirigere e alterare la percezione e la comprensione. Fu il presidente della Repubblica francese, in piena crisi dei Gilets Jaunes, ad attirare l’attenzione sulla deforestazione dell’Amazzonia … Eppure, i dati ufficiali forniti dagli istituti di ricerca indicano situazioni ben diverse. Ad esempio, il rapporto dell’UNEP del 2016 sulle aree protette afferma:
“La copertura più estesa raggiunta a livello regionale è quella dell’America Latina e dei Caraibi, dove sono protetti 4,85 milioni di km2 (24%) di territorio. La metà (2,47 milioni di km2) dell’area protetta dell’intera regione si trova in Brasile, il che la rende la più grande rete nazionale di aree protette terrestri al mondo.”
Se persone come Paulinelli e le migliaia di ricercatori brasiliani da lui creati, si possono considerare come riferimento di quello che l’uomo può fare rispettando i limiti della natura, certamente non possiamo negare che l’attuale presidente del Brasile faccia di tutto, ma proprio di tutto, per discreditare il proprio paese agli occhi del mondo.
Allora chiediamo di stare ben attenti a non spostare l’attenzione su falsi “nemici”. Dai media mondiali sembrerebbe che sono gli agricoltori in generale, quindi anche quelli che operano nel Cerrado, i responsabili del degrado ambientale e quindi i maggiori responsabili della deforestazione, in special modo gli agricoltori più poveri, cioè quelli che ricorrono al fuoco per fertilizzare i propri terreni. Ora, i dati dell’Istituto Brasiliano di Ricerca – Embrapa (ricordiamolo, fondato da Paulinelli) – affermano proprio il contrario: sono gli agricoltori brasiliani i più grandi difensori delle aree naturali protette e della biodiversità. Sono loro che ne assumono l’onere senza alcun riconoscimento né morale né economico, pur essendo tacciati come gli unici “cattivi” che distruggono l’ambiente. Tutto ciò emerge proprio dai dati e dalle analisi degli ricercatori brasiliani. Invitiamo pertanto a leggere l’articolo Agricultura lidera a preservação ambiental (L’agricoltura leader della preservazione ambientale) dell’attuale Direttore Generale dell’Embrapa Territoriale, che illustra con cifre e immagini (liberamente accessibili) la ‘fotografia’ più aggiornata della situazione dei piccoli produttori rurali del Brasile.