Il 29 settembre la Commissione Europea ha pubblicato il piano per le azioni di ricerca previste dalla Missione del programma Orizzonte Europa. Denominato “Patto sul suolo per l’Europa”, il piano ha un obiettivo preciso: creare 100 laboratori viventi (living labs) e strutture di riferimento (lighthouses) entro il 2030 per guidare la transizione dall’attuale situazione – che vede il 60/70 % dei suoli europei in grosso affanno – verso il raggiungimento dell’obiettivo di diventare suoli sani e fertili.
Possiamo considerare che questa azione sia una risposta concreta al “blablablabla” denunciato da Greta Thunberg? Forse no, per tre motivi: i) perché i ricercatori della scienza del suolo, salvo rare eccezioni, non incidono su alcuna scelta politica; ii) perché i grossi montanti finanziari necessitano di grosse e costose strutture di gestione e di controllo che non possono essere gestite dai ricercatori; iii) perché il coordinamento e il raccordo con i labs/lighthouses selezionati o creati è demandato alle stesse strutture, cioè non esiste.
Non sarebbe stato invece il caso di “approfittare” della transizione per usare le strutture ad hoc come l’Agenzia europea dell’Ambiente e l’Osservatorio europeo sui suoli (EUSO) e incaricarle della creazione e coordinamento dei Labs/lighhouses dando vita ad una struttura permanente?
Ci auguriamo comunque di venir completamente smentiti dai risultati dei progetti e delle azioni che saranno finanziati. Riteniamo però irrealistico aspettare i 2030 per vedere i risultati della concretizzazione di questa Missione.